10 dicembre 2007

«Buon Natale!». «A tua sorella!». I forzati degli auguri preconfezionati

«Buon Natale! Buon Natale!» urlava a squarciagola, correndo per le strade della sua città, George Bailey (interpretato da James Stewart), ne La vita è meravigliosa (1947) di Frank Capra.
Tra un paio di settimane è Natale. A ricordarcelo, oltre al calendario, al freddo e all'influenza di stagione, provvede la consueta invasione di melensi spot televisivi e di insipidi sondaggi su regali utili, inutili e riciclati.
Come avviene da qualche anno, assieme al Natale arriverà, puntuale e irritante come un brufolo adolescenziale, la pandemia di sms ed e-mail d'auguri stucchevoli e preconfezionati. Nulla a che vedere con il sano giubilo del mite Bailey.
I cellulari principieranno a rigurgitare messaggini impersonali a qualunque ora del giorno e della notte, spesso inviati da persone che abbiamo incrociato mezza volta, di cui a malapena rammentiamo le fattezze, mentre la nostra casella di posta elettronica finirà intasata dalle scipite e-mail di «professionisti dell'informazione senza forma e senza contenuto» (la felice definizione è del collega Gery Palazzotto).
Un suggerimento pratico. Per inibire il "nemico" che arriva tramite sms si può procedere in questo modo: un paio di giorni prima della festa comandata in questione, scrivere un messaggino con un semplice testo, «Si dispensa dagli auguri», selezionare tutti i numeri in rubrica e inviare. La stessa operazione può essere replicata, tramite e-mail, con i contatti presenti nella rubrica di posta elettronica.
«Intelligenti pauca», dicevano i latini.

7 commenti:

jana cardinale ha detto...

E' da un po' di tempo, in realtà, che sto provando a mettere in atto una strategia rivoluzionaria per debellare il trionfo dell'impersonalissimo e banale sms propedeutico a un "Santo Natale per noi e i nostri cari ecc...". Sono certa, infatti, che il sistema, anzi la funzione, esiste...Bisogna solo studiarci un po' su...E quando sarò riuscita ad attivare nel mio telefono cellulare il modo per cestinare sul nascere, bloccando come fa il Norton (o chi per lui) il messaggino "pericoloso", mi sarò evitata un'ovvietà in più, e ne farò dono ai miei simili con inaudita generosità. Contare sull'inibizione dei forzati in seguito al post di Vincenzo, infatti, credo sia una speranza... senza speranze, ma sia chiaro: dalla dispensa - unica arma a nostra disposizione (in attesa di risvolti tecnologici) - sono "dispensati" i dolcissimi pensatori liberi che, pure, esistono nel nostro territorio...E Nino Ippolito, con le sue massime e citazioni illustri, ne è un esempio folgorante! Grazie Nino, per ogni augurio d'autore e a tutti buona lettura di questo magnifico distefaniano pensiero...

Anonimo ha detto...

E' vero, c'è qualcosa di irrimediabilmente coatto nel ricevere e nell'inviare auguri (natalizi). Non sarei tuttavia così categorico nelle mie idiosincrasie - come il confratello Di Stefano, noto per la sua allergia agli stereotipi da anniversario. Sono ormai anni che cedo alla tentazione di scegliere un testo (quasi sempre una poesia), un'icona, un suono da inviare telematicamente ad amici, nemici, amori, amanti, parenti e conoscenti: una sorta di bilancio semiserio del declinante anno Domini, talvolta un candido esorcismo - ma sempre e comunque un messaggio in bottiglia, laico e disincantato, per attraversare il mare delle distanze e del tempo che fugge. C'è chi si limita a ricambiare con una frase fatta, chi raccoglie il segnale, chi non risponde affatto... Vincenzo è invariabilmente tra questi ultimi. Ed è per questo che colgo l'occasione per porgergli "i migliori auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo".

Vincenzo Di Stefano ha detto...

Caro Ciccio, tu non hai sorelle, vero?

Anonimo ha detto...

Dispensiamo quanta più gente possibile dagli auguri telefonici, telematici e cartacei, avremo pure un risparmio energetico non indifferente.

Anonimo ha detto...

Provo a fotografare due categorie di "messaggiatori" natalizi:
Partiamo col manager d'estrazione commerciale che manda lo stesso messaggio plastificato a tutta la
rubrica in maniera scandalosamente indistinta, coinvolgendo anche gente incidentalmente incappata nella sovrabbondante rubrica.
Abbiamo poi i messaggi inviati dalla coppia di amici con figlio appena arrivato, per cui scatta, ineluttabile, l'obbligo di aggiungere la firma dell'ultimo nato a chiudere il messaggio.
E tu che immagini la dolce scena di queste famigliuole (lasciatemi lo sfizio di usare tutte le vocali!) che con le dita unite in un sol indice sul tasto 'invia' mandano il messaggio Urbi&Orbi con un amorevole sospiro, contenti di avere seminato il germe dell'Amore Domestico "pe' lo monno"...Detto questo e avendo dato fondo alla mia quota di cinismo da professionista-single-abbondantemente-over30, preciso che all'amico Vincenzo non eviterò
comunque un augurio "live", magari per il più laico capodanno, con corredo di bacio schioccante e allegato abbraccio a strizzare il suo fisico da sollevatore di matite ;-)

Vincenzo Di Stefano ha detto...

Usa pure tutte le vocali che vuoi, caro Lelio: la dolce «famigliuola» con fantolino «appena arrivato»
le merita...

Nino Ippolito ha detto...

Quando pure le canaglie ti fanno gli «auguri»…

Io, a dire il vero, mi indispongo per gli auguri «de visu», e cioè le impensabili strette di mano di gente di cui ricordi vagamente il nome, che avrai incrociato qualche volta al bar o al ristorante, che magari ha pure una pessima considerazione di te, ma che, sotto l’effetto inebriante del clima natalizio, «posseduto» dalla febbre del «volemose bene», ti sorride, ammicca, millantando a se stesso prima che agli altri una confidenza posticcia, una cortesia di maniera mutuata da banali e ripetitivi spot pubblicitari. Ci vorrebbe un esorcista per sviscerare dietro i faccioni rubizzi e profumati di queste gelide giornate il «demonio» di quelli che solo il siciliano sa rendere con icastica rappresentazione: i «faccioli».
Ma che volete, a Natale si raggiunge l’apogeo dell’ipocrisia. Si diventa tutti un po’ coglioni e anche le più perfide canaglie, quelle in grado di resuscitare l’istinto animalesco che c’è in ognuno di noi, assumono sembianze umane.
Per fortuna, dura poco. Scoccata la mezzanotte del 25, smaltita la sbornia di untuosi baci e l’olezzo di profumi a basso costo, i pantagruelici pranzi (quelli che solo i siciliani sanno fare, come se fosse imminente la fine del mondo) arriva, salvifica, l’agognata festività di Santo Stefano, per riportarci, cinicamente, alla ciclica giostra della vita, tra farabutti, gente per bene, codardi e coraggiosi, ed ammonirci che almeno per un giorno all’anno è d’obbligo esercitarsi nelle più imprevedibili acrobazie attoriali: essere buoni a tutti i costi. Per far credere, insomma, di essere ciò che non siamo.
Più che l’orda dei poeti natalizi e il loro repertorio di buonismo letterario, temo dunque gli incontri ravvicinati
Continuerò, imperterrito, a diffondere pensieri e parole. I soli in grado di colmare il vuoto pneumatico di banalità, assuefazione, conformismo – come ha ricordato Vincenzo - che si è impadronito del Natale.
Una frase, un aforisma, una citazione, sono un richiamo alla riflessione, alla ricerca dell’essenza intima delle cose.
Intanto, anche per non deludere l’amica e collega Jana Cardinale, invitandovi a regalare per Natale rigorosamente libri, musica, quadri - o, in alternativa, vino rosso, grappe, sigari toscano e…lingerie - vi consegno un aforisma di Fracis Bacon: «La lettura rende un uomo completo, la conversazione lo rende agile di spirito e la scrittura lo rende esatto»

Nino Ippolito